In un piccolo appartamento di via Petrovka, ex prigionieri del gulag avevano riunito una collezione di oggetti, disegni, fotografie e registrazioni che testimoniavano l'inferno vissuto nei campi sovietici. Dal 2015 queste reliquie, accolte in un nuovo museo, denunciano in maniera pungente l'impietoso universo dei campi di concentramento sovietici, dando un'idea dell'ampiezza del sistema di repressione messo in atto, della sua vocazione politica ma anche economica.
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