Il termine Hyle (si legge “ile”) in greco significa “materia” e venne usato dai Greci sin dalle prime visite sull’altopiano silano. La Sila e suoi millenari boschi erano un posto ricco di legna e quindi di materia. L’intento di Hyle è ripercorrere questa via, che parte dalle colline sul mare e arriva in cima alle montagne. Un percorso breve, ma che comprende un’area fertile e ricca di ingredienti diversi, dai quali partire per costruire un progetto di cucina che, arricchito dall'esperienza dello chef Antonio Biafora, traccia una mappa di eccellenze territoriali, individuando piccoli produttori locali (di verdure, erbe aromatiche, noci…), in una catena di sostenibilità economico-sociale encomiabile. Ideali percorsi alla scoperta della regione già a partire dal nome, due sono i menu degustazione: Pùzaly (dal termine greco pisseres, resinoso) e Chjùbica (l’antica strada che collega Paola a Cirò Marina), con tutti i piatti estraibili anche alla carta. Lo chef, prima della seconda portata, intrattiene una lunga conversazione al tavolo sulla tradizione calabrese dei coltelli da loro rinfocolata tramite la collaborazione con artigiani locali; cinque lame tra cui il cliente può scegliere la sua preferita. Buona la selezione in cantina, tra scelte nazionali e internazionali, e alcune chicche di viticultura calabrese; in aggiunta anche birre prodotte in casa.